Conto cointestato e uno degli intestatari muore? Ecco cosa succede subito ai soldi e chi può bloccarli

Quando uno dei cointestatari di un conto corrente cointestato muore, la sorte delle somme e la gestione del conto variano in base a diversi fattori determinanti, tra cui la modalità di firma pattuita, le disposizioni di legge e le prassi bancarie. Si tratta di un tema particolarmente delicato, visto che le implicazioni coinvolgono sia i diritti del cointestatario superstite sia le aspettative degli eredi del defunto, oltre alle responsabilità della banca. Il quadro giuridico negli ultimi anni si è chiarito ma restano importanti passaggi pratici e legali che chi si trova coinvolto in questa situazione deve conoscere.

Effetti immediati della morte sul saldo e blocco delle somme

Al momento del decesso di uno dei titolari di un conto cointestato, la banca dovrà essere tempestivamente informata dell’accaduto, tipicamente tramite comunicazione da parte degli eredi o dal cointestatario superstite. In seguito alla notifica della morte, l’istituto di credito blocca la quota parte di competenza della persona deceduta: ciò significa che solo una frazione delle somme depositate sarà congelata, corrispondente alla percentuale spettante al defunto in base al numero dei cointestatari. Ad esempio, in un conto cointestato a due persone, verrà bloccato il 50% del saldo alla data del decesso, mentre se i cointestatari sono tre si congelerà un terzo dell’importo totale. La restante quota resta nella normale disponibilità degli altri titolari, salvo diverse disposizioni contrattuali o esigenze di maggiore tutela patrimoniale da parte dell’istituto.

È fondamentale comprendere che, di regola, la banca non può bloccare l’intero conto automaticamente per la sola notizia del decesso, ma deve limitarsi alla sola quota del defunto, come chiarito anche da recenti pronunciamenti della Corte di Cassazione. Questo indirizzo riafferma il principio secondo cui ogni cointestatario detiene una porzione del saldo, e la morte di uno non può pregiudicare indiscriminatamente i diritti degli altri.

Ruolo delle firme: differenza tra firma congiunta e disgiunta

Un ulteriore elemento essenziale è la modalità di gestione del conto stabilita tra le parti: la firma congiunta e la firma disgiunta. Questi due assetti condizionano fortemente cosa possono o non possono fare i cointestatari superstiti e quali poteri spettano agli eredi.

  • Conto a firma congiunta: In questo caso, per qualsiasi operazione sul conto è necessaria la firma di tutti i cointestatari. Alla morte di uno di essi, il conto viene interamente bloccato: nessuna movimentazione può essere effettuata finché la situazione ereditaria non viene chiarita e la banca riceve la documentazione necessaria (dichiarazione di successione, atto di notorietà, ecc.). Solo a quel punto, verificata la legittimità degli aventi diritto, la banca può procedere allo sblocco parziale o totale delle somme.
  • Conto a firma disgiunta: In tale ipotesi, ciascun intestatario può disporre indipendentemente delle somme. Dopo il decesso di uno dei titolari, la banca, secondo l’orientamento della Cassazione e superando prassi restrittive delle banche, non può bloccare la quota del superstite e questi può continuare a utilizzare la propria parte delle somme o addirittura l’intero saldo, salvo rivalutazioni nei confronti degli eredi. I prelievi effettuati dal cointestatario superstite dopo la morte possono essere però oggetto di contestazione da parte degli eredi, i quali potrebbero vantare il diritto a una ripartizione della quota del defunto.

Diritti degli eredi e documentazione necessaria

La parte delle somme appartenente al cointestatario defunto entra automaticamente a far parte del suo patrimonio ereditario. Gli eredi, per ottenere la liquidazione di questa quota, dovranno presentare alla banca una serie di documenti tra cui:

  • dichiarazione di successione depositata presso l’Agenzia delle Entrate;
  • atto notorio o dichiarazione sostitutiva che attesti la qualità di erede;
  • eventuale testamento se disponibile;
  • copia certificato di morte.

Solo dopo questi adempimenti la banca potrà liberare le somme agli eredi, ciascuno nella proporzione spettante secondo le quote indicate dalla legge o dal testamento. In caso di assenza di testamento, valgono le regole della successione legittima, che determinano quali soggetti avranno diritto al patrimonio del defunto e in quale misura.

Conflitti, responsabilità e attenzione agli abusi

Le operazioni compiute sul conto dopo la morte di un cointestatario sono particolarmente delicate. Se il superstite dovesse prelevare anche quote riconducibili agli eredi senza il loro consenso, questi ultimi potranno richiedere in sede civile la restituzione delle somme illecitamente sottratte. Allo stesso tempo, la banca è responsabile nei confronti degli eredi per la parte di loro spettanza; per tutelarsi, tende a bloccare solo la quota parte del defunto e liquidarla solo a conclusione delle procedure di successione.

Per evitare rischi, chi gestisce un conto cointestato dovrebbe:

  • avvisare tempestivamente la banca del decesso per formalizzare il blocco e prevenire operazioni non autorizzate;
  • comunicare con chiarezza tra cointestatari e potenziali eredi, anche attraverso direttive testamentarie ben definite;
  • procedere rapidamente con le pratiche per la successione, evitando che la mancata liquidazione delle somme possa creare deterioramento nei rapporti tra gli eredi e con la banca.

Nei casi in cui il cointestatario superstite ritenga di potersi appropriare della quota del defunto senza l’assenso degli eredi, è fondamentale sapere che la giurisprudenza richiede la prova che determinate somme siano di esclusiva spettanza; la semplice intestazione cointestata non basta a escludere la natura prettamente pro quota delle somme.

Infine, quando permangono dubbi o possibili conflitti fra superstite ed eredi, è consigliabile rivolgersi a un esperto in materia successoria per evitare errori che rischiano di portare a contenziosi.

Lascia un commento