Molti italiani lasciano grandi somme sui propri conti correnti per una sensazione di sicurezza o per abitudine, ma molto spesso questo comportamento comporta una perdita di valore reale del denaro a causa dell’inflazione e dei bassissimi interessi che tali strumenti bancari offrono. Capire quando conviene utilizzare un conto corrente rispetto a un conto deposito diventa fondamentale per gestire le proprie risorse in modo efficiente e proteggere (o addirittura accrescere) il proprio patrimonio.
Differenze operative e finalità: conto corrente vs conto deposito
Il conto corrente nasce con uno scopo preciso: gestire la liquidità di tutti i giorni. Permette ai correntisti di ricevere bonifici, stipendio, effettuare pagamenti, acquisire carte di debito o credito e svolgere tutte le operazioni necessarie nella vita quotidiana. Il denaro depositato resta immediatamente disponibile e non ci sono limiti all’operatività, tranne che non si può andare oltre il saldo disponibile, mentre il costo dei servizi e delle commissioni può variare notevolmente in base all’istituto e all’utilizzo personale.
Al contrario, il conto deposito ha una struttura pensata esclusivamente per la conservazione e crescita delle somme accantonate. Gli strumenti e le operazioni disponibili sono molto più limitati: non esistono assegni, non si possono domiciliare utenze, ed è quasi sempre vietato andare in negativo. Spesso funziona in abbinamento a un conto corrente tradizionale, detto di appoggio, necessario per movimentare le somme in ingresso e uscita.
Da sottolineare la principale finalità differenziata: il conto corrente serve alla gestione delle spese correnti, il conto deposito per la valorizzazione della liquidità che non deve essere utilizzata nel breve termine.
Il costo di avere troppo denaro “bloccato” sul conto corrente
Lasciano sul conto corrente più soldi di quanto sia necessario rischia di essere una scelta inefficiente. Le ragioni principali sono:
- Interessi molto bassi o nulli: La remunerazione offerta dai conti correnti è spesso del tutto trascurabile e non compensa la perdita dovuta all’inflazione.
- Erosione del potere d’acquisto: Se il tasso di inflazione supera quello degli interessi corrisposti (cosa ormai sistematica negli ultimi anni), il capitale perde valore reale: 10.000 euro fermi sul conto, con inflazione al 5%, dopo dodici mesi valgono, in termini di acquisto, 500 euro in meno.
- Mancanza di rendimento: Lasciare grosse somme ferme equivale a rinunciare a possibili alternative più redditizie senza neppure una reale maggior protezione.
Per tali motivi, la gestione finanziaria efficace suggerisce di mantenere sul conto solo quanto necessario per uno o due mesi di spese ricorrenti, più una riserva (stimata tra il 30% e il 100% degli esborsi mensili) per piccoli imprevisti. Chi vuole essere ancora più prudente può arrivare a costituire una riserva di sei mesi, ma non oltre.
Quando conviene scegliere il deposito rispetto al conto corrente?
Una volta coperto il bisogno di liquidità giornaliera e di sicurezza, è molto più vantaggioso trasferire le somme eccedenti su un conto deposito, che offre condizioni e caratteristiche diverse:
- Interessi più remunerativi: I conti deposito garantiscono rendimenti solitamente superiori a quelli dei conti correnti, specialmente quando si accetta di “vincolare” le somme per un periodo.
- Opzioni di vincolo: Nei momenti in cui le banche alzano i tassi di interesse sui depositi vincolati, bloccare importi a medio termine permette di fissare un rendimento favorevole per tutta la durata scelta.
- Sicurezza: I conti deposito sono coperti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi fino a 100.000 euro per depositante per banca, come i conti correnti.
- Adatti a capitali che non servono nell’immediato: Prima di scegliere un vincolo è fondamentale chiedersi se davvero quella somma potrebbe servire nei mesi successivi: in caso di necessità improvvisa di liquidità, i vincoli potrebbero comportare penali o perdita degli interessi maturati fino a quel momento.
Quando POSTICIPARE il vincolo di deposito?
Secondo diversi esperti, conviene aspettare periodi di tassi in crescita per vincolare denaro: se le banche prevedono di aumentare il rendimento nei mesi successivi, può essere una buona mossa scegliere per ora forme a vincolo libero e attendere condizioni migliori prima di bloccare i risparmi sul lungo periodo.
Strategie pratiche per non “bloccare inutilmente” i soldi
Per una gestione efficace e flessibile del proprio patrimonio, si possono adottare alcune strategie semplici quanto decisive:
- Predisporre una riserva sul conto corrente sufficiente a coprire da 1 a 6 mesi di spese ordinarie più un piccolo extra per urgenze.
- Trasferire la parte eccedente in strumenti più remunerativi, privilegiando conti deposito (anche a vincolo libero per mantenere flessibilità) o, se appropriato per obiettivi e profilo di rischio personale, valutare anche prodotti finanziari come fondi comuni, titoli di Stato o altre soluzioni di investimento.
- Prestare attenzione ai costi di gestione dispositivi: spesso il conto deposito ha spese inferiori rispetto a forme di investimento più sofisticate e offre liquidabilità superiore rispetto a molti strumenti finanziari tradizionali.
- Monitorare regolarmente i tassi di interesse e le condizioni di mercato: in contesti di alta inflazione o condizioni di incertezza dei mercati, il conto deposito rappresenta una soluzione a basso rischio ma, se i tassi sono bassi, si può attendere momenti migliori per i vincoli “forti”.
In ogni caso, è fondamentale non farsi guidare dalla paura o dalla routine, ma analizzare periodicamente la propria situazione, confrontando offerte, condizioni e scenari economici. Solo così si evitano scelte sbagliate, come il blocco improduttivo del capitale sul conto corrente, e si può puntare a una crescita consapevole della ricchezza nel tempo.